Droni Acquatici Vedette Lago di Garda per Valutare Qualità Acque

Droni acquatici sorveglieranno il Lago di Garda e forniranno utili informazioni riguardo il suo stato di salute

 

L’annuncio è stato dato proprio oggi a Peschiera del Garda. La sperimentazione dei droni acquatici si riconduce al progetto IntCatch (Development and application of novel, integrated tools for monitoring and managing catchments), che gode di un ingente finanziamento in virtù del programma quadro Horizon 2020, importante programma europeo di ricerca e innovazione. Il monitoraggio delle acque del lago di Garda, ma anche del Tamigi, a Londra, partirà il prossimo 1 giugno e terminerà il 31 gennaio 2020. Dopo il test italiano e londinese, i droni acquatici verranno testati anche in Grecia e in Spagna: sorveglieranno il lago di Yliki (Atene) e il fiume Ter (Barcellona).

Fondamentale per la concretizzazione del progetto è stato Francesco Fatone, docente presso l’Università di Verona, secondo cui le importanti scoperte nell’ambito della tecnologia e della scienza si mettono a servizio della tutela dei bacini idrografici dell’Europa. Soddisfatto il rettore dell’Università di Verona, Nicola Sartor:

“Si tratta di un grande successo, considerato anche quanto sia difficile ottenere i finanziamenti del programma Horizon 2020. E’ un progetto di estrema innovazione e utilità, con ricadute non solo dal punto di vista della salute ma anche dell’economia e del turismo”.

Uno degli obiettivi di InCatch è verificare lo stato di salute dei bacini idrografici mediante la misurazione di fattori importanti come pH, idrocarburi, metalli e ossigeno disciolto. A pilotare il gruppo di droni sarà un’intelligenza artificiale, che consentirà a tali dispositivi di muoversi in modo semiautonomo. I droni acquatici potranno essere, dunque, controllati anche da persone non molto esperte in tale ambito. Diversamente dai cugini volanti, i droni acquatici non sono molto usati ancora in Italia ma piacciono a molte persone. Attualmente vengono usati prevalentemente per esaminare fondali, bacini e reperti archeologici. Ad ostacolare, attualmente, la diffusione dei droni acquatici sono essenzialmente i costi (certi modelli arrivano a costare un milione di euro) le dimensioni (sono ancora troppo grandi) e la mancanza di una normativa che ne disciplini l’utilizzo. Il promotore di Dronitaly, Fabrizio De Fabritiis, ha affermato l’anno scorso:

“I droni acquatici possono essere di superficie o subacquei. Vengono utilizzati nei laghi, per analisi della qualità delle acque o per ricerche batimetriche, per monitorare il fondo dei bacini, dove il deposito dei fanghi o residui riduce la portata degli invasi. In questo caso possono essere utili per pianificare le operazioni di ripulitura. Quanto ai droni marini, possono essere utili, oltre che a fini archeologici, per monitorare l’inquinamento delle acque, lo stato di manutenzione delle infrastrutture portuali o delle piattaforme di ricerca e trivellazione”.