RAPPORTO WWF CHOC: UN TERZO SITI NATURALI SVANIRA’

E’ indubbio che siamo responsabili di un vero scempio naturale. L’uomo sta distruggendo il pianeta con le sue azioni irresponsabili. Barriere coralline e parchi nazionali rischiano grosso: sono una settantina i siti naturali che potrebbero scomparire tra qualche anno a causa delle estrazioni minerarie e del petrolio, che provocano una deforestazione tremenda

 

Il nuovo dossier del WWF parla chiaro: circa un terzo dei siti naturali Patrimonio dell’umanità potrebbe svanire per colpa delle emissioni inquinanti e il disboscamento, dovuti alla continua attività di ricerca del petrolio, ma anche di minerali e gas. Il WWF, dunque, mette in guardia e invita ad assumere comportamenti più responsabili, visto che siti naturali splendidi come le barriere coralline e tanti parchi naturali non potrebbero più esistere tra qualche anno. Sono in pericolo soprattutto molte zone nei Paesi in via di sviluppo, come il Parco nazionale del Lago Malawi e quello del Virunga, in Congo. Rischia grosso anche la riserva Selous in Tanzania. In Asia sono in pericolo 24 siti, mentre in America latina 13.

Le aree naturali europee e del Nord America rischiano meno, essendo a rischio solo 7 siti su 71, quindi circa il 10%. “I siti naturali Patrimonio dell’umanità, che coprono meno dell’1% della superficie del pianeta e hanno un valore eccezionale in termini di specie e paesaggi, corrono un rischio crescente di sfruttamento e di danni irreparabili, che a loro volta danneggiano le comunità dipendenti da questi luoghi per la sussistenza”, sottolinea il WWF.

Non sono a rischio solo i siti naturali, però: sono in pericolo di estinzione anche molte specie animali, come le balene, gli elefanti africani, i gorilla di montagna e i leopardi delle nevi. Secondo voi è giusto che l’uomo, pur di raggiungere i suoi obiettivi, mette a rischio la sopravvivenza dei siti naturali e specie animali? Per noi l’uomo deve responsabilizzarsi, riflettendo sul fatto che non sta facendo male solo alla flora e alla fauna mondiale, ma anche a se stesso.

Anche, e soprattutto, gli europei devono rispettare l’ambiente e la fauna. Qualche mese fa, Genevieve Pons, direttore dell’ufficio Ue del WWF, ha affermato: “Agli europei interessa la propria natura e le leggi europee che la proteggono. Ora è il momento per la Commissione europea di dargli ascolto e mettere a punto un piano di tutela della natura basato su maggiori finanziamenti e una più severa applicazione della legge”.

Il rischio estinzione dei siti naturali riguarda anche l’Italia, dove, come sottolineato dalla stessa WWF, sono in via di estinzione splendide aree. WWF e Lipu hanno ricordato, ad esempio, che dal Parco della Magra Vara, in Liguria, sono stati ‘polverizzati’ 800 ettari di foreste e fiumi. Non restiamo a guardare, bisogna agire per evitare questo scempio. Specie animali sono sulla via del tramonto a causa dello sfruttamento massiccio delle riserve petrolifere, come avviene nel Parco del Virunga, in Congo.

Isabella Pratesi, direttrice del Programma Conservazione WWF Italia, ha affermato un paio d’anni fa che “le ricche risorse naturali del Virunga devono essere a disposizione del popolo congolese, e non rapinate dalle multinazionali e dai cercatori di petrolio stranieri. Il futuro e il riscatto di questo Paese che è stato teatro di uno dei conflitti più drammatici degli ultimi decenni con più di 4 milioni di morti dipende dallo sviluppo economico sostenibile e duraturo alimentato dalle proprie risorse naturali. Le condizioni di vita di oltre 50.000 persone dipendono dalla conservazione e dall’economia verde creata dal Parco.
L’estrazione di petrolio in quest’area potrebbe avere conseguenze devastanti per le comunità locali che si basano sul Virunga per le risorse generate dal turismo, la pesca, l’acqua potabile e l’utilizzo delle altre risorse naturali.