“Taxi Teheran”: Jafar Panahi non si piega a regime islamico integralista, film al cinema

Oggi esce nelle sale italiane “Taxi Teheran”, un film originale diretto dall’iraniano Jafar Panahi, che è stato condannato a 6 anni di reclusione per aver sfidato il regime. Il cineasta, dal 2010, ha messo la telecamera accesa sul cruscotto del suo taxi

 

 

“Taxi Teheran” è un film commovente, particolare, divertente ed unico. Jafar, alla guida del suo taxi, ha ascoltato i racconti eterogenei dei tanti passeggeri. La telecamera, intanto, immortalava tutto. La pellicola di Panahi è piaciuta tanto, ecco perché ha incassato anche l’Orso d’Oro in occasione della Berlinale.

 

Il cineasta ha voluto narrare la società iraniana di oggi, piena di contraddizioni e problemi. Il mondo del cinema, però, non si fa impaurire da un regime chiuso e conservatore. Tanti attori e registi sono dalla parte di Panahi, come Isabella Rossellini, Ambra Angiolini e Bernardo Bertolucci.

 

Il regime islamico integralista ha messo in carcere, oltre a Panahi, molti artisti e registi meno famosi, rei di esprimere la loro visione. Non c’è libertà di espressione in Iran. Panahi e tanti altri registi non possono allontanarsi dall’Iran e realizzare opere d’ingegno artistico e intellettuale. E’ pazzesco. In Iran siamo in pieno Medioevo.

 

Jafar ama il cinema e non gli importa che si trova in carcere proprio per la sua voglia di arte, per il suo desiderio di realizzare pellicole. Emblematiche le parole che accompagnano “Taxi Teheran”: “Sono un cineasta. Il cinema è il mio modo di esprimermi ed è ciò che dà un senso alla mia vita. Niente può impedirmi di fare film. Per questo devo continuare a filmare, a prescindere dalle circostanze: per rispettare quello in cui credo e per sentirmi vivo“. Belle parole dette da un grande artista. Jafar, tutti noi crediamo in te e siamo dalla tua parte!