Torino, morte in culla in campo rifugiati

Dramma in una comunità per rifugiati a Lemie, in provincia di Torino: una neonata di appena due mesi è morta. Secondo i medici si è trattato probabilmente di un caso di ‘morte in culla’. La madre, una nigeriana, l’aveva fatta addormentare dopo la poppata ma stamane ha notato che la piccola non respirava. Sul posto sono subito arrivati gli operatori del 118 che, dopo numerose manovre di rianimazione, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del bimba. I carabinieri hanno riferito che la morte della figlia degli immigrati, in attesa di asilo in Italia, è stata dovuta a cause naturali, o meglio alla sindrome di morte improvvisa del lattante, conosciuta come ‘morte in culla’. Un altro caso di sindrome di morte improvvisa del lattante, che ogni anno uccide molti neonati, specialmente quelli di età compresa tra i 2 e i 4 mesi. Il rischio, generalmente, si corre fino all’anno di età. Sebbene la suddetta sindrome sia stata oggetto di innumerevoli ricerche, nel corso degli anni, non è stata individuata ancora una causa. Quelle che sono state fatte da diversi ricercatori sono solo ipotesi che, comunque, dovranno essere confermate da ulteriori studi approfonditi.

Un team di ricercatori statunitensi, ad esempio, ha affermato che il motivo della ‘morte in culla’ è rappresentato dall’incapacità cerebrale di riconoscere il rischio di asfissia. Alcuni neurotrasmettitori ostacolerebbero i neonati, non facendoli svegliare quando corrono rischi. L’equipe di ricercatori del Boston Children’s  Hospital ha condotto lo studio su 71 neonati deceduti per ‘morte in culla’ tra il 1998 e il 2005 ed ha accertato delle variazioni del livello di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina. Pochi bimbi, nel mondo, muoiono per la sindrome di morte improvvisa del lattante, eppure la patologia è la prima causa di decesso dei bimbi tra un mese e un anno. I genitori hanno sempre timore quando i loro piccoli dormono, perché la morte in culla è in agguato. Che fare, se non altro, per allontanare il rischio? Molti esperti raccomandano ai genitori di far dormire i figli in posizione supina, decisamente più sicura e tale da evitare l’asfissia.

Da evitare, secondo gli esperti del Boston Children’s Hospital, due comportamenti: far dormire i piccoli nel letto dei genitori e a pancia in sotto. Secondo una ricerca condotta a Londra, i neonati che dormono nel lettone coi genitori rischiano molto di più di morire di Sids rispetto a quelli che restano nel loro lettino. I genitori, poi, devono ricordare di non lasciare nel lettino giocattoli, cuscini, peluches, evitando di coprirli con coperte troppo pesanti. Meglio evitare ambienti caldi, umidi e pieni di fumo. Dormire sulla schiena, dunque, contribuisce a ridurre notevolmente il rischio di morte in culla: ne sono certi i pediatri di tutto il mondo. Bisogna perciò promuovere campagne mirate a sensibilizzare i genitori sull’importanza di far dormire supini i neonati. Lodevole, negli Usa, la campagna ‘Back to sleep’, che significa ‘A nanna sulla schiena’, che ha fatto calare, nell’arco di qualche anno, del 40% il numero delle morti in culla. Se avete neonati in casa ricordatevi di farli dormire supini e, preferibilmente, senza cuscino!