Cgia Mestre, Bortolussi è morto: malato da tempo

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Il numero uno della Cgia di Mestre. Giuseppe Bortolussi, è morto nelle ultime ore all’ospedale di Padova per una patologia che lo aveva colpito diversi mesi fa. Lascia moglie e 3 figlie. Il numero uno delle famosa associazione artigiani ha sempre tenuto d’occhio la Cgia, nonostante la malattia. La Cgia di Mestre, lo ricordiamo, rappresenta un importante punto di riferimento in ambito economico, visto che consente di scoprire tutti i cambiamenti, positivi o negativi, del mondo dell’economia e dell’industria.

Bortolussi era stato sottoposto, tempo fa, a un delicato intervento chirurgico che lo aveva indebolito non poco. La malattia, però, non lo ha mai tenuto lontano dalla Cgia, che ha seguito fino alla fine. L’associazione era tutto per lui. I dipendenti della Cgia hanno ricordato che Bortolussi non aveva mai perso il suo ottimismo e la sua energia. Ogni giorno li chiamava e li esortava a fare sempre meglio, a non abbattersi mai. Giuseppe era un uomo, senza dubbio, grintoso.

Prima di approdare alla presidenza della Cgia di Mestre, Bortolussi era stato, nel 1996, assessore al Commercio, turismo e sport al Comune di Venezia, nella giunta Cacciari; dal 2005 al 2010, invece, era stato assessore esterno alle Attività produttive, sempre a Venezia, e sempre nella giunta Cacciari. Il presidente della Cgia di Mestre era stato anche consigliere regionale.

Se n’è andato un uomo che sapeva tutto di tasse e di imprese ‘soffocate’ dai balzelli introdotti da Stato, regioni ed enti locali. La Cgia di Mestre è stata definita da molti come un’associazione più importante addirittura dell’Istat. Bortolussi ha sempre fatto presente che la pressione fiscale in Italia è elevata; purtroppo è morto senza vedere un cambiamento sostanziale in merito.

“Le imprese falliscono, gli iscritti calano, i tempi di pagamento si allungano. Molte aziende non dispongono neppure dei 200 euro della quota associativa annua. Molte altre non chiudono solo perché non hanno i soldi per pagare i Tfr”, aveva asserito Bortolussi nel 2013. Il numero uno della Cgia di Mestre elogiava e critica tutti, a prescindere dalla bandiera. Lui era bipartisan, sebbene nel 2010 venne assoldato dal Pd nella sfida contro Luca Zaia per diventare governatore del Veneto.

Bortolussi disse che la materia fiscale è incomprensibile, “una terra di nessuno fra la scienza delle finanze e il diritto tributario. L’ho colonizzata. Faccio i conti giusti e con quelli convinco chi deve decidere. Difendo le piccole imprese, quindi è come se parlassi alla gente dei problemi quotidiani, perché tutti hanno a che farci o hanno almeno un parente che ci lavora: il 98 per cento delle aziende conta meno di 20 addetti. Gli italiani conoscono l’artigiano, non la Fiat”. Belle parole quelle di Giuseppe, un uomo che ha sempre ricordato l’avvocato Ennio Antonucci, grande uomo e maestro vita: “Ho imparato dall’avvocato Ennio Antonucci, pace all’anima sua, penalista di origini napoletane ma svizzero di testa, che mi prese a far pratica nel suo studio legale a Dolo. Era imbattibile nell’analisi dei fatti. Mi convocava in ufficio alle 4 del mattino, sottolineava con matite colorate le carte contenute nei faldoni e le riempiva di glosse. Gli altri avvocati arrivavano in udienza con Il Gazzettino nella cartella e perdevano cause già vinte. Noi vincevamo anche quelle perse perché avevamo studiato”.