Birra Peroni parlerà giapponese? Maxi offerta Asahi

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Birra Peroni diventerà giapponese? Asahi presenterà offerta prossima settimana
Peroni passerà in mano ai giapponesi?

Uno dei simboli dell’Italia, la birra Peroni, potrebbe passare in mano ai giapponesi. Si vocifera che la prossima settimana la cordata nipponica Asahi offrirà circa 3,12 miliardi di euro a SabMiller per l’acquisto dei brand Peroni e Grolsch

 

Peroni è sul mercato da un po’ di mesi, ovvero da quando SabMiller è stata acquisita per 92 miliardi di dollari da Anheuser-Busch InBev, colosso belga che è già in possesso di altri gloriosi marchi di birra, come Corona e Beck’s. Gli analisti ritengono che, quasi sicuramente, Peroni verrà ceduta perché non è un buon momento per il settore: sono diminuiti i bevitori di birra e, negli ultimi anni, si è registrata l’avanzata delle birre artigianali che, a quanto pare, piacciono molto.

Il prestigioso marchio di birra italiana ha prodotto, nel 2014, ben 4,93 milioni di ettolitri di birra. Peroni ha una lunga vita, iniziata nel 1864 a Vigevano: attualmente, in Italia, la birra viene prodotta nelle fabbriche di Padova, Roma e Bari.

Asahi è uno dei maggiori produttori di birra giapponesi. Chissà se riuscirà ad accaparrarsi Peroni? Lo vedremo la prossima settimana. Il noto marchio italiano di birra ha mutato proprietario 2 volte negli ultimi anni: inizialmente passò in mani sudafricane; poi, lo scorso ottobre, è caduto nell’orbita della belga Ab InBev, che ha sborsato ben 92 miliardi di euro per accaparrarsi la quota di maggioranza in SabMiller.

Ab Inbev aveva annunciato lo scorso dicembre che Peroni è in vendita, sottolineando che si sarebbe subito messa in contatto con potenziali compratori. L’offerta, dunque, sta per arrivare e verrà formulata la prossima settimana. La vendita di Peroni permetterebbe ad Ab Inbev di incassare molto denaro e ridurre i debiti accumulati dopo numerosi acquisti.

Intanti i puristi della birra italiana temono che, in futuro, la qualità della birra Peroni peggiorerà; insomma, hanno il timore che la globalizzazione danneggerà il prestigioso marchio di birra italiana. Chissà?