Pesticidi sotto accusa: rischio diabete aumenta del 60%

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Pesticidi aumentano rischio diabete

Non sono fanno male all’ambiente e agli animali ma aumentano anche il rischio di diabete. Parliamo dei pesticidi. Il tema è stato al centro di una conferenza internazionale a cui hanno partecipato i più importanti diabetologi europei

 

I pesticidi, secondo medici ed esperti, non fanno altro che accrescere del 60% il pericolo di diabete, una patologia che ormai colpisce tante persone nel mondo, specialmente in Occidente.

I pesticidi sono nuovamente sotto accusa, dunque. Il rischio diabete, a quanto pare, aumenta maggiormente se sottoposte ai pesticidi sono le donne in ‘dolce attesa’.

Ddt, dieldrina ed eptacloro sono soltanto alcuni dei composti che dovremmo tenere alla larga, perché dannosi per la nostra salute.
“Alcuni pesticidi sono risultati più pericolosi di altri, in particolare clordano, ossiclordano, trans-nonacloro, Ddt, Dde, dieldrina, eptacloro e Hcb”, hanno asserito diversi scienziati, sottolineando che “un aumento di 10 volte nell’esposizione totale a Pcb si associa a un rischio di diabete gestazionale 4,4 volte maggiore”.

Dopo aver rammentato che, negli ultimi anni, sono aumentati i casi di diabete nel mondo, un’equipe di scienziati ha affermato: “Considerando che vari Paesi del mondo stanno assistendo a una sempre maggiore prevalenza di diabete gestazionale queste evidenze sono importanti in un’ottica di salute pubblica, per migliorare la conoscenza dei fattori di rischio sui quali agire per cercare di invertire il trend. Il nostro prossimo passo sarà valutare se l’esposizione ai Pop ‘nel pancione’ è associata ad alterazioni nel metabolismo del glucosio e a diabete tra i bimbi nei primi anni di vita”.

Ricordiamo che non si sa ancora molto sulla genesi del diabete: c’è chi addebita la sua insorgenza a fattori genetici e chi a quelli ambientali. Beh, come visto, a favorire il diabete sono anche i pesticidi.

Andrea Lenzi, presidente della società italiana di Endocrinologia, ha commentato così la risultanza. “Finora sapevamo che gli inquinanti ambientali riescono ad interferire sia con la tiroide che con ovaie e testicoli e negli ultimi anni sono stati condotti molti studi, per lo più sperimentali, sul rischio di sviluppare il diabete. Sull’uomo sono di tipo osservazionale, come quello presentato a Stoccolma, ed è difficile stabilire un nesso di causa-effetto. Diciamo che questo studio, pur avendo analizzato un numero elevatissimo di soggetti, ha però tutti i limiti dello studio puramente osservazionale e che quindi non tiene conto degli aggiustamenti del campione per età, rischio familiare, predisposizione genetica, obesità. Premettendo questo, non vuol dire che non sia possibile ipotizzare che pesticidi e composti chimici usati in agricoltura e nell’industria possano alterare alcune vie coinvolte nel metabolismo glucidico con vari meccanismi. Potrebbero per esempio aumentare la produzione di radicali liberi e quindi l’infiammazione, che è alla base di molte patologie croniche come diabete, Parkinson, Alzheimer o cancro. Potrebbero anche legarsi a recettori ormonali, determinando aumento del rischio di diabete e nefropatia diabetica. Oppure, potrebbero agire attraverso modifiche del microbiota intestinale. A questo punto è necessario disegnare con urgenza studi longitudinali e prospettici per valutare i reali effetti di queste molecole”.