Doping atletica: 26 sportivi italiani deferiti, archiviazione per Alex Schwarzer

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Doping Atletica: 26 deferimenti

Scandalo nel mondo dell’atletica. 26 atleti azzurri sono stati deferiti dall’Ufficio di Procura Antidoping della Nado. Inoltre la Procura Antidoping della Nado-Italia ha chiesto per tali atleti la squalifica di 2 anni per eluso controllo.

I deferimenti sono stati notificati al termine dell’indagine Olympia, eseguita dai carabinieri del Nas-Ros di Trento, e diretta dal pm Giancarlo Bramante.

Non si può non rimanere esterrefatti quando si legge la lista degli atleti finiti nell’inchiesta, visto che sono tra i migliori dell’ultimo decennio, come Daniele Greco, Fabrizio Donato, Daniele Meucci, Andrew Howe e Giuseppe Gibilisco.

E’ stata chiesta l’archiviazione per altrettanti atleti famosi, come Alex Scharzer. Alfio Giomi, presidente della Fidal, dopo aver asserito di confidare nell’attività della Procura antidoping, ha aggiunto:

“La vicenda riguarda tutto (o quasi) lo sport italiano e non solo l’atletica. Questo non sposta di una virgola la nostra responsabilità, ma serve ad inquadrare il problema nella giusta dimensione… L’atleta è il punto di partenza e di arrivo di tutto il movimento sportivo, ma in mezzo ci sono tecnici, società, federazione, Coni; scaricare solo sugli atleti la responsabilità di quanto è accaduto è troppo semplice“.

Ecco la lista dei 26 atleti deferiti:

Bertolini, Bourifa, Campioli, Collio, Donati, Donato, Faloci, Galvan, Gibilisco, Greco, Howe, Incerti, Lalli, LaRosa (Sefano),Licciardello, Meucci, Obrist, Pertile, Riparelli, Salis, Schembri, Secci, Slimani, Tamberi, Vistalli, Weissesteiner.

Fabrizio Donato, 39enne triplista di Latina, è allibito e triste per quello che sta accadendo:

“Sono sconvolto, triste, basito. Tutto nella vita avevo pensato, anche a cose gravi, ma mai che mi sarei trovato in una situazione del genere. Mi dispiace, e parlo a nome di tutta la squadra. Ci ritroviamo coinvolti in cose più grandi di noi, per colpe non nostre. Siamo delle vittime innocenti, qualcuno ha fatto male il proprio lavoro, con incompetenza… Si tratta di non aver aggiornato per tempo, per giorni se non addirittura ore, il ‘where about’ circa la nostra reperibilità. E questo ritardo viene visto come un dolo. Ma parliamo di un sistema che faceva acqua da tutte le parti. Per dieci anni non sono andato ai raduni e nemmeno all’estero, ho sempre segnalato i miei spostamenti casa-campo-casa e quando mi hanno ascoltato sono andato con mia moglie incinta di sei mesi e con il mio allenatore, senza avvocato. Tutto sembrava essere andato bene, e invece…”.