Ikea: primo sciopero programmato lavoratori, no ai tagli

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Mai, in Italia, era stato programmato un sciopero dei lavoratori Ikea, colosso svedese che vende mobili e accessori low cost. Il prossimo 11 luglio i dipendenti Ikea sciopereranno. A confermarlo sono stati i sindacati.

“Dopo la disdetta unilaterale di tutta la contrattazione integrativa vi era stata una immediata e durissima reazione dei sindacati e dei lavoratori, sfociata nelle prime 8 ore di sciopero territoriale, effettuate pressoché all’unisono. Dopo l’eccezionale mobilitazione di giugno non era venuta meno la disponibilità di sindacati e lavoratori a proseguire la trattativa: ciò aveva fatto sperare in un atteggiamento meno rigido da parte della multinazionale svedese”, recita il comunicato sindacale.

Giuliana Mesina (Filcams Cgil) ha spiegato: “L’azienda insiste con pervicacia a voler mettere mano alle buste paga dei lavoratori, trasformando un elemento fisso del salario in elemento legato a indicatori variabili. Se questo non bastasse, ancora una volta ci hanno proposto di penalizzare i lavoratori, riducendo sensibilmente la percentuale di maggiorazione per il lavoro domenicale e festivo, affermando addirittura di essere ispirati a criteri di equità, valore che fatichiamo davvero a scorgere, se perseguito con tagli lineari a danno soprattutto dei lavoratori più fragili”.

I sindacati ritengono che il ‘gigante’ Ikea è ingordo e non è più soddisfatto degli elevati profitti derivanti dalla suo metodo di holding, diverse fondazioni e franchising, ma pretende di farsi finanziare proprio dai suoi dipendenti. Per questo, tutti i lavoratori Ikea credono che il colosso svedese non sia più un’oasi felice dove lavorare e tra qualche giorno incroceranno le braccia.

I lavoratori Ikea sono interessati alla trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, successivamente alla disdetta unilaterale. Tra qualche giorno sciopereranno ben 6.000 lavoratori Ikea, impiegati nei 21 punti vendita italiani. Sindacati e azienda si sono seduti a un tavolo venerdì scorso ma non sono riusciti a trovare un punto di convergenza, anzi le visioni sono alquanto diverse. Uiltucs, Filcams e Fiasascat hanno dichiarato: “In ballo ci sono tagli insostenibili“. Ikea, invece sostiene che “le sue proposte muovono dalla necessità di assicurare un futuro solido e sostenibile alla presenza in Italia e di poter continuare il piano di espansione attraverso l’apertura di nuovi punti vendita”. Insomma, Ikea non vorrebbe minimamente ledere i diritti dei lavoratori.

Una delle proposte di Ikea è quella di “rendere più equi i trattamenti per il lavoro domenicale e festivo che oggi presentano differenze sia da negozio a negozio, che all’interno dello stesso punto vendita (tra vecchi e nuovi assunti), accompagnate da un sistema che riconosca una percentuale di maggiorazione crescente legata al numero di presenze”. Il ‘gigante’ svedese pretende anche “un sistema di valorizzazione della parte di retribuzione variabile e un innovativo sistema di gestione dei turni”.

Ikea ha voluto ricordare ai lavoratori che ha sempre voluto il massimo per i suoi lavoratori, anche in un periodo economico non proprio florido: “Nonostante negli ultimi tre anni le perdite di bilancio abbiano prodotto un disavanzo complessivo di oltre 53 milioni di euro, Ikea ha dato prova di gestire con responsabilità questa congiuntura senza arrivare né a chiudere punti vendita, né a tagliare la forza lavoro, come invece è purtroppo capitato ad altre realtà del settore”.

Uno dei punti su cui Ikea si dimostrerebbe più intransigente sarebbe quello del premio di produzione, che non può essere fisso, ma variabile e proporzionato alla redditività del lavoratori, in base a parametri oggettivi come il venduto alla cassa.